martedì 6 agosto 2013

Ho bisogno di crederci con qualcuno.


Sono molto incredula ancora ma pare che qui dentro ci sia finalmente qualcosa. Gli esami dicono di sì. Quindi perché non dovrei crederci? Domani per sicurezza farò un test. Ma l'incredulità è così grande, dopo tanti anni di attesa, che non riesce ancora a lasciare spazio alla felicità. Non è paura, è proprio incredulità della serie "finche non vedo non credo".
Quando ho iniziato questo percorso non so perché, in pochi hanno creduto insieme a me. Forse era il loro modo di aiutarmi a non farmi illusioni. Fattosta che a tanti amici ho chiesto la stoffina, e tanti ancora non me l'hanno data, dopo quasi un anno dalla richiesta. Forse non pensano che sia importante, forse non ci credono abbastanza. Ho come la sensazione che mi guardino con pietà. Per cui, se qualcuna di voi ha voglia di crederci insieme a me, ora che si è aggiunta una piccola speranza, scrivetemi a ilfrigorosso@gmail.com. Mi piacerebbe ricevere (e anche inviare ovviamente) qualche stoffina di augurio!

martedì 11 settembre 2012

Ho raccolto un dolore.

Sala d'attesa del solito posto. A volte affollata a volte deserta. A volte si è in due e se l'attesa è lunga è facile scambiare due parole. Lei si portava un peso dentro, si vede, perché poco dopo averla salutata, mi ha raccontato la sua storia. Lei un figlio già ce l'ha, l'ha avuto naturalmente. Aveva trentasei anni. Dopo un paio d'anni, come tante donne, ha pensato di dare un fratello a suo figlio, che io penso sia uno dei regali più belli che si possano fare a una persona. Ma le cose hanno cominciato ad andare storte. O meglio, non andavano. Lei e suo marito hanno cominciato il percorso della PMA. E dopo qualche timido tentativo, pareva fosse andato tutto bene. Fino al quinto mese. Quando le hanno detto, dopo la villocentesi, che il suo piccolo aveva qualcosa che non andava, non mi ha spiegato cosa fosse, ma si è ritrovata a decidere. Decidere della vita di un altro. Deve essere terribile. «Sai, io non me la sono sentita proprio», ha detto con le lacrime agli occhi. «Me lo porterò sempre dentro». E io, muta. A sentire il suo dolore. Ad accoglierlo. Senza giudicare.

lunedì 10 settembre 2012

La terza stoffina.

La terza stoffina è arrivata da Simo, la maga delle piante, la regina delle composizioni floreali. Non so se assomigliava più a un ombrellino cinese, a un ciuffo di capelli o a una nappina al contrario. Era tenuta insieme da un nastro di tulle.
Il bigliettino diceva a B che lo/la stiamo aspettando tutti, maschio o femmina che sia, anche se la stoffina è a quadrettini bianchi e blu.
Pensavo che cento non fosse un numero così alto. Cento sono le donne a cui vorrei raccontare la mia storia. Ma potrebbero anche essere mille. Ora cento mi sembrano tante perché mi accorgo che tutte le amiche a cui ne ho parlato, mi hanno detto con entusiasmo, «Ma che bello!», ma poi non è facile attivarsi per trovare la stoffa giusta, scrivere il bigliettino eccetera eccetera. Forse hanno bisogno di un promemoria.

venerdì 31 agosto 2012

Astro del mio ciel.

Eccolo, il mio Astro. Ho passato tutta estate ad aspettarlo. Tutti quelli che passavano da casa mia, mi chiedevano: "E quelli cosa sono? Pomodori?" Perché le foglie assomigliano a quelle dei pomodori. Pare.
Poi, così, improvvisamente, è stato tutto un fiorire lilla e rosa (dopo che ho lottato ancora una volta contro la maledetta cocciniglia). Ho scoperto che l'Astro viene chiamato anche Settembrino perché fiorisce da metà agosto (appunto!) a tutto settembre. Qualche informazione in più su come occuparsene la trovate qui.

martedì 28 agosto 2012

Per fare figli bisogna andare in Africa.

Eden, disegno di Lele Luzzati
Oggi è una giornata insolitamente bella. Bella nonostante tutto. Nonostante la crisi, le difficoltà economiche e tutte le brutte notizie che ci sono piombate addosso quest'estate. Bella, e mi sento felice, anche se mi sono rigirata nel letto tutta notte sudando perché Lui aveva deciso di far girare le pale sul soffitto al contrario. Sono andata in ospedale questa mattina, a fare gli esami del sangue. Le infermiere fanno sempre più fatica a infilarmi l'ago, a trovare la vena. L'ultima volta una mi ha detto: "Questa vena sembra scappare via". Le mie vene non ne vogliono più sapere. Anch'io, a volte, vorrei scappare via.
Nel parcheggio dell'ospedale semideserto mi vengono incontro i due soliti africani, uno più nero dell'altro, vogliono vendermi braccialetti, accendini e cose simili. Non è periodo, dico. Non posso buttare via i soldi in cazzate, mi spiace. Loro hanno voglia di parlare, però. Chiedono sempre quanti anni hai, hai un marito, hai figli. Sono fissati con i figli, gli africani. Se gli dici che sei sposata e non hai figli, vanno in paranoia, e cominciano a farsi mille domande. Per tagliare corto, dico che non posso avere figli. Ma come no, dicono loro. Sei giovane, puoi. Devi venire in Africa. In Senegal. Uno dei due, che si chiama Baba, dice che a chi non riesce ad avere figli, in Senegal viene fatto un rito speciale, se non ho capito male una sorta di bracciale con delle frasi del Corano o qualcosa del genere, che si chiama con un nome tipo maribu o melabu o un nome così che adesso non ricordo. Sorrido. Apro il portafoglio e gli mostro la collezione di santini e madonne italiani e sudamericani che porto sempre con me. Poi faccio un po' di domande anch'io, e scopro che sono musulmani: uno di loro ha due mogli, l'altro solo una. Per avere tante mogli bisogna avere tanti soldi, dice Baba. Già. Anche per avere tanti figli. A me ne basta uno. Non ho i soldi per comprare i tuoi accendini, ma credo che i soldi per mantenere un bambino li avrei. Forse devo venire in Africa. Forse. Forse il bambino è già lì che mi aspetta.

venerdì 3 agosto 2012

Due di cento.

Sono arrivate le prime due stoffine. Le ha portate Chiara, in dono da lei e sua mamma, insieme a qualche altro amuleto di cui vi parlerò nei prossimi post. Le stoffine sono i primi due riquadri che andranno a comporre la coperta patchwork che sto preparando per B4 e B5 e chi altro vorrà arrivare. Sarà una coperta gigante di circa 2,5 metri per 2,5 metri formata da cento riquadri di stoffine colorate donate da altrettante donne. Nel mio caso, da altrettante amiche. So che cento sembra un numero stratosferico, ma è anche un numero magico, e per me è una sorta di sfida. Significa parlare di un desiderio con cento amiche. Significa avere cento pensieri positivi. Ci sono molte persone a cui vorrei chiedere ancora, ma aspetto il momento giusto per farlo. Certo, mi sono data un termine: la fine dell'anno.
Le stoffine sono legate alla tradizione dei Bai Jia Bei, e per capire che cos'è vi rimando al blog di Nina, perché è lei che devo ringraziare per avermela fatta scoprire, anche se in realtà ci sono moltissimi siti che ne parlano. In verità devo ringraziare questa donna coraggiosa, spuntata nella rete come un bellissimo e coloratissimo fiore di campo inatteso, per molte altre cose, ma soprattutto per la gioia e la positività che mi trasmette con i suoi pensieri. So così tante cose di lei, che mi sembra una vera amica ormai, fatta di carne e ossa, una con cui si condivide un'avventura pazzesca, una di quelle che ti prendono per mano e sanno avere sempre le parole giuste al momento giusto, qualcuno di cui ti puoi fidare, insomma. Eppure so così poco di lei. Prima di partire per le vacanze, tra un paio di giorni, anch'io manderò la mia stoffina a Nina.

venerdì 27 luglio 2012

Domani, primo giorno di maca.

L'ho comprata. Due confezioni da 60 capsule, tanto per essere sicura che mentre sono in vacanza non rischio di restare senza. Sono entrata nell'erboristeria sotto casa mia, dove non avevo mai messo piede, perché forse non ho un parrucchiere, ma un erborista di fiducia sì, e ho chiesto se, per caso, conoscevano e avevano una cosa che si chiamava maca. Sono entrata lì, così, per curiosità, e perché credo che non avrei mai potuto chiacchierare di questi argomenti col mio erborista di fiducia. L'erborista, che è donna ed è affiancata da una bambina che batte gli scontrini, mi guarda in modo un po' strano, pensando che magari non ho tutte le rotelle a posto a dubitare che in un erboristeria ci possa essere il maca (ma io fino all'altro ieri non l'avevo manco sentito nominare!). Si gira verso una mensola alle sue spalle, dove in bella vista sta proprio la scatoletta di maca. Si sente in dovere di elencarmene le proprietà, e così entriamo in argomento. Da domani, due compresse al giorno, una al mattino e una al pomeriggio. Necessarie costanza e continuità. Il maca non è solo un energizzante e uno stimolante, risveglia anche il desiderio sessuale e migliora la fertilità maschile. Ma soprattutto spero mi tolga quella stanchezza che mi accompagna giorno e notte.