domenica 27 maggio 2012

Facelia.

Ecco. Dei semi del giardino delle farfalle è finalmente fiorito il primo fiore, la facelia, di cui fino ad oggi ignoravo l'esistenza. In verità  ho osservato a lungo le sue foglie pensando di strapparle, convinta fossero erbacce. E' andata avanti così per giorni, ogni volta che passavo lì davanti pensavo le strappo o no e poi non le strappavo mai (proprio io, che strapperei tutto, col mio desiderio di ordine...).  E poi oggi è fiorito questo magnifico fiore lilla pieno di lunghi pistilli, e ogni volta che fiorisce qualcosa mi si colora la giornata. Penso, ma allora la vita può nascere anche qui, e un po' mi commuovo. Be', diciamo due cose di questa facelia, o meglio phacelia tanacetifoglia. Informazioni recuperate in internet, perché nemmeno la Simo ha saputo dirmi qualcosa.
La facelia è una pianta nordamericana, molto conosciuta tra gli apicoltori perché è un'ottima pianta mellifera. Quindi, attenzione! Non attira le farfalle, bensì le api! Ma anche i bombi e altri insetti ai quali fornisce polline e nettare di elevatissima qualità. La Simo sostiene che mi sta venendo il pollice più verde del suo (vi giuro che questa è un'affermazione paradossale) perché di quei kit di semi a lei non è mai fiorito nulla. Ma io adesso sogno miele di facelia tutte le notti, anche se da queste parti non si è visto ancora svolazzare nessuno...

martedì 1 maggio 2012

Da domani

Da domani so che dovrò cominciare a pensarci seriamente. Che il periodo del riposo è finito. Che son passati sei mesi già, che devo guardare in faccia il futuro. Che dovrò mettermi a dieta, fare un po' di sport, andare a letto presto, lavorare un po' di meno. È strano, forse crudele, ma in questi mesi ho pensato pochissimo a loro. A quelli che la mia dottoressa chiama blastocisti. A quegli ammassi di cellule che potrebbero essere dei bambini, che forse lo saranno. Ho pensato pochissimo a tutto, ho cercato solo di occupare la testa con il lavoro. Perché anche adesso, che sto finalmente scrivendo su questo blog, anche adesso, che snocciolo una parola dietro l'altra sulla tastiera del mio iPad, sento riaprirsi una ferita, sento che fa male. Passerò i prossimi giorni a leccarmi le ferite. Poi tornerò a combattere.