martedì 11 settembre 2012

Ho raccolto un dolore.

Sala d'attesa del solito posto. A volte affollata a volte deserta. A volte si è in due e se l'attesa è lunga è facile scambiare due parole. Lei si portava un peso dentro, si vede, perché poco dopo averla salutata, mi ha raccontato la sua storia. Lei un figlio già ce l'ha, l'ha avuto naturalmente. Aveva trentasei anni. Dopo un paio d'anni, come tante donne, ha pensato di dare un fratello a suo figlio, che io penso sia uno dei regali più belli che si possano fare a una persona. Ma le cose hanno cominciato ad andare storte. O meglio, non andavano. Lei e suo marito hanno cominciato il percorso della PMA. E dopo qualche timido tentativo, pareva fosse andato tutto bene. Fino al quinto mese. Quando le hanno detto, dopo la villocentesi, che il suo piccolo aveva qualcosa che non andava, non mi ha spiegato cosa fosse, ma si è ritrovata a decidere. Decidere della vita di un altro. Deve essere terribile. «Sai, io non me la sono sentita proprio», ha detto con le lacrime agli occhi. «Me lo porterò sempre dentro». E io, muta. A sentire il suo dolore. Ad accoglierlo. Senza giudicare.

2 commenti:

  1. Ciao, arrivo dal blog di Claire.
    Decidere della vita di un altro...quando quell'altro è tuo figlio ti si spalancano le porte dell'inferno.
    Raccolgo anch'io un po' del suo dolore, qualsiasi sia stata la sua decisione.

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Grazie! Pia deve verificare... porta pazienza!