martedì 5 giugno 2012
No kid. Quaranta ragioni per non avere figli.
Qualche anno fa, lui mi regalò questo libro. No kid. Quaranta ragioni per non avere figli di Corinne Maier (ed. Bompiani). Al principio la presi male, molto male, interpretando il titolo del libro come un messaggio subliminale da parte sua. Vuoi vedere, pensai, che in realtà non vuole avere figli e non sa come dirmelo? Poi lessi il libro. Non so se il libro ha avuto successo in Italia, ma è molto interessante. L'autrice (che tra l'altro di figli ne ha tre ma che ammette, ogni tanto, di pentirsene) illustra in quaranta punti, in maniera divertente e ironica (spesso auto-ironica), l'inferno di diventare genitori oggi. "La vita con i bambini è una vita banalizzata: vi alzate tutti i giorni alla stessa ora per accompagnarli all'asilo, dalla tata, o a scuola, quindi andate a lavorare, poi tornate a casa la sera, infine vi occupate del bagnetto, dei compiti, di far da mangiare e di mettere a letto i bambini. E tutti i giorni è la stessa cosa!". Mi è scappato da ridere più di una volta, leggendo questo libro. Primo, perché nell'inferno non ci sono ancora. Ci stanno gli altri, nell'inferno (e molte delle situazioni descritte nel libro, le ho viste vivere da amici e parenti). Secondo, perché non mi ha fatto passare affatto la voglia di avere dei figli. Ma almeno so a cosa vado incontro. Perché questo libro è, soprattutto, un'occasione per riflettere e un vademecum per i futuri genitori. Da tenere sul comodino. Da non dimenticare mai. In più di un punto ho pensato: "Non cadrò mai in questa trappola. Io no", sapendo che, invece, ci cadrò anch'io, probabilmente, ma almeno ne avrò consapevolezza e con consapevolezza forse potrò tirarmene fuori, rivendicare i miei spazi, essere mamma restando persona. So che finché non ci sarò dentro fino al collo, non mi renderò conto di cosa significhi passare delle notti in bianco, perdere un po' della libertà che ho, ma mi va di correre il rischio. Mi va, perché quello che Corinne Maier descrive si chiama "quotidianità" e c'è anche senza bambini; perché una routine non significa avere una vita banalizzata, dipende un po' dal lavoro che uno fa (il mio lavoro mi piace assai, e non ho intenzione di perderlo per un bambino). Quindi, ridiamoci sopra, e prendiamola con filosofia.
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Grazie! Pia deve verificare... porta pazienza!