martedì 11 settembre 2012

Ho raccolto un dolore.

Sala d'attesa del solito posto. A volte affollata a volte deserta. A volte si è in due e se l'attesa è lunga è facile scambiare due parole. Lei si portava un peso dentro, si vede, perché poco dopo averla salutata, mi ha raccontato la sua storia. Lei un figlio già ce l'ha, l'ha avuto naturalmente. Aveva trentasei anni. Dopo un paio d'anni, come tante donne, ha pensato di dare un fratello a suo figlio, che io penso sia uno dei regali più belli che si possano fare a una persona. Ma le cose hanno cominciato ad andare storte. O meglio, non andavano. Lei e suo marito hanno cominciato il percorso della PMA. E dopo qualche timido tentativo, pareva fosse andato tutto bene. Fino al quinto mese. Quando le hanno detto, dopo la villocentesi, che il suo piccolo aveva qualcosa che non andava, non mi ha spiegato cosa fosse, ma si è ritrovata a decidere. Decidere della vita di un altro. Deve essere terribile. «Sai, io non me la sono sentita proprio», ha detto con le lacrime agli occhi. «Me lo porterò sempre dentro». E io, muta. A sentire il suo dolore. Ad accoglierlo. Senza giudicare.

lunedì 10 settembre 2012

La terza stoffina.

La terza stoffina è arrivata da Simo, la maga delle piante, la regina delle composizioni floreali. Non so se assomigliava più a un ombrellino cinese, a un ciuffo di capelli o a una nappina al contrario. Era tenuta insieme da un nastro di tulle.
Il bigliettino diceva a B che lo/la stiamo aspettando tutti, maschio o femmina che sia, anche se la stoffina è a quadrettini bianchi e blu.
Pensavo che cento non fosse un numero così alto. Cento sono le donne a cui vorrei raccontare la mia storia. Ma potrebbero anche essere mille. Ora cento mi sembrano tante perché mi accorgo che tutte le amiche a cui ne ho parlato, mi hanno detto con entusiasmo, «Ma che bello!», ma poi non è facile attivarsi per trovare la stoffa giusta, scrivere il bigliettino eccetera eccetera. Forse hanno bisogno di un promemoria.

venerdì 31 agosto 2012

Astro del mio ciel.

Eccolo, il mio Astro. Ho passato tutta estate ad aspettarlo. Tutti quelli che passavano da casa mia, mi chiedevano: "E quelli cosa sono? Pomodori?" Perché le foglie assomigliano a quelle dei pomodori. Pare.
Poi, così, improvvisamente, è stato tutto un fiorire lilla e rosa (dopo che ho lottato ancora una volta contro la maledetta cocciniglia). Ho scoperto che l'Astro viene chiamato anche Settembrino perché fiorisce da metà agosto (appunto!) a tutto settembre. Qualche informazione in più su come occuparsene la trovate qui.

martedì 28 agosto 2012

Per fare figli bisogna andare in Africa.

Eden, disegno di Lele Luzzati
Oggi è una giornata insolitamente bella. Bella nonostante tutto. Nonostante la crisi, le difficoltà economiche e tutte le brutte notizie che ci sono piombate addosso quest'estate. Bella, e mi sento felice, anche se mi sono rigirata nel letto tutta notte sudando perché Lui aveva deciso di far girare le pale sul soffitto al contrario. Sono andata in ospedale questa mattina, a fare gli esami del sangue. Le infermiere fanno sempre più fatica a infilarmi l'ago, a trovare la vena. L'ultima volta una mi ha detto: "Questa vena sembra scappare via". Le mie vene non ne vogliono più sapere. Anch'io, a volte, vorrei scappare via.
Nel parcheggio dell'ospedale semideserto mi vengono incontro i due soliti africani, uno più nero dell'altro, vogliono vendermi braccialetti, accendini e cose simili. Non è periodo, dico. Non posso buttare via i soldi in cazzate, mi spiace. Loro hanno voglia di parlare, però. Chiedono sempre quanti anni hai, hai un marito, hai figli. Sono fissati con i figli, gli africani. Se gli dici che sei sposata e non hai figli, vanno in paranoia, e cominciano a farsi mille domande. Per tagliare corto, dico che non posso avere figli. Ma come no, dicono loro. Sei giovane, puoi. Devi venire in Africa. In Senegal. Uno dei due, che si chiama Baba, dice che a chi non riesce ad avere figli, in Senegal viene fatto un rito speciale, se non ho capito male una sorta di bracciale con delle frasi del Corano o qualcosa del genere, che si chiama con un nome tipo maribu o melabu o un nome così che adesso non ricordo. Sorrido. Apro il portafoglio e gli mostro la collezione di santini e madonne italiani e sudamericani che porto sempre con me. Poi faccio un po' di domande anch'io, e scopro che sono musulmani: uno di loro ha due mogli, l'altro solo una. Per avere tante mogli bisogna avere tanti soldi, dice Baba. Già. Anche per avere tanti figli. A me ne basta uno. Non ho i soldi per comprare i tuoi accendini, ma credo che i soldi per mantenere un bambino li avrei. Forse devo venire in Africa. Forse. Forse il bambino è già lì che mi aspetta.

venerdì 3 agosto 2012

Due di cento.

Sono arrivate le prime due stoffine. Le ha portate Chiara, in dono da lei e sua mamma, insieme a qualche altro amuleto di cui vi parlerò nei prossimi post. Le stoffine sono i primi due riquadri che andranno a comporre la coperta patchwork che sto preparando per B4 e B5 e chi altro vorrà arrivare. Sarà una coperta gigante di circa 2,5 metri per 2,5 metri formata da cento riquadri di stoffine colorate donate da altrettante donne. Nel mio caso, da altrettante amiche. So che cento sembra un numero stratosferico, ma è anche un numero magico, e per me è una sorta di sfida. Significa parlare di un desiderio con cento amiche. Significa avere cento pensieri positivi. Ci sono molte persone a cui vorrei chiedere ancora, ma aspetto il momento giusto per farlo. Certo, mi sono data un termine: la fine dell'anno.
Le stoffine sono legate alla tradizione dei Bai Jia Bei, e per capire che cos'è vi rimando al blog di Nina, perché è lei che devo ringraziare per avermela fatta scoprire, anche se in realtà ci sono moltissimi siti che ne parlano. In verità devo ringraziare questa donna coraggiosa, spuntata nella rete come un bellissimo e coloratissimo fiore di campo inatteso, per molte altre cose, ma soprattutto per la gioia e la positività che mi trasmette con i suoi pensieri. So così tante cose di lei, che mi sembra una vera amica ormai, fatta di carne e ossa, una con cui si condivide un'avventura pazzesca, una di quelle che ti prendono per mano e sanno avere sempre le parole giuste al momento giusto, qualcuno di cui ti puoi fidare, insomma. Eppure so così poco di lei. Prima di partire per le vacanze, tra un paio di giorni, anch'io manderò la mia stoffina a Nina.

venerdì 27 luglio 2012

Domani, primo giorno di maca.

L'ho comprata. Due confezioni da 60 capsule, tanto per essere sicura che mentre sono in vacanza non rischio di restare senza. Sono entrata nell'erboristeria sotto casa mia, dove non avevo mai messo piede, perché forse non ho un parrucchiere, ma un erborista di fiducia sì, e ho chiesto se, per caso, conoscevano e avevano una cosa che si chiamava maca. Sono entrata lì, così, per curiosità, e perché credo che non avrei mai potuto chiacchierare di questi argomenti col mio erborista di fiducia. L'erborista, che è donna ed è affiancata da una bambina che batte gli scontrini, mi guarda in modo un po' strano, pensando che magari non ho tutte le rotelle a posto a dubitare che in un erboristeria ci possa essere il maca (ma io fino all'altro ieri non l'avevo manco sentito nominare!). Si gira verso una mensola alle sue spalle, dove in bella vista sta proprio la scatoletta di maca. Si sente in dovere di elencarmene le proprietà, e così entriamo in argomento. Da domani, due compresse al giorno, una al mattino e una al pomeriggio. Necessarie costanza e continuità. Il maca non è solo un energizzante e uno stimolante, risveglia anche il desiderio sessuale e migliora la fertilità maschile. Ma soprattutto spero mi tolga quella stanchezza che mi accompagna giorno e notte.

domenica 22 luglio 2012

Maca.

Ho scoperto che esiste una radice che si chiama maca, che viene coltivata sulla Ande da millenni, fin dai tempi degli Incas, ed è consigliata su diversi siti come poderoso ricostituente fisico, mentale e sessuale.  Premesso che non mi fido ad occhi chiusi di tutto quello che leggo su Internet (sulla maca ancora non c'è una voce wikipedia, ad esempio), credo che mi informerò in erboristeria. Qualche mese fa a Trento ho visitato una mostra che parlava di tuberi e radici ed ero rimasta fortemente impressionata dalle proprietà del ginseng. La maca viene utilizzata come: antifatica, afrodisiaco, nutritivo, immunostimolante, tonico, antisterilità, antistress, rivitalizzante, sindrome da fatica cronica e per avere un po' di chiarezza mentale. Tutte cose di cui io ho bisogno!

domenica 8 luglio 2012

Ho trovato una busta...

Oggi decido che mi va di stirare, e già questa è una cosa strana. La casa è silenziosa, lui dorme, io come sempre mi sveglio presto. È più forte di me: mi bastano le ore di sonno necessarie al riposo, il superfluo mi fa venire il mal di testa. Ma per stirare, in casa nostra, bisogna fare spazio e collocare l'asse e il ferro da stiro in prossimità di una presa. Così, da sola, decido di sollevare il tanto odiato traballante tavolino di legno che sta in mezzo alla sala. Sul tavolino, una specie di fintoantica pentola di terracotta, che è caduta diverse volte, che è stata sempre riparata, che è senza un manico da un paio di mesi, e con la quale non ho alcun legame affettivo, ma che è una di quelle cose che ti servono, perché sennò la fuffa che c'è sempre in giro dove la metti? Ecco, anche questa volta la pentola suicida mi sbilancia l'operazione e cade a terra rompendosi in mille pezzi. Il contenuto si sparpaglia sul tappeto. Ed ecco che saltano fuori un po' di sorprese... qualche diapositiva, un gufetto e un sole di terracotta, due sorpresine kinder, un portachiavi e una bustina bianca, su cui molto tempo fa avevo scritto Semina e scoprirai cos'hai seminato. Sembrano semi grandi, quelli che ci sono dentro, ma davvero non ricordo cosa possano essere. Però non posso resistere all'invito e domani si seminerà, si annaffierà, e si aspetterà.

venerdì 6 luglio 2012

Maledetta cocciniglia.

Lo ammetto. Per un po' ho infilato la testa sotto terra e ho finto di non vedere. Ma lo sapevo benissimo che la mia bella bougainvillea era malata. La vedevo deperire giorno dopo giorno, attaccata da qualcosa di diverso dal solito. Il mio balcone è sempre stato vittima di pidocchietti verdi che si concentrano ogni anno sull'oleandro e dintorni. Sui rami della bougainvillea vedevo invece crescere dei batuffolini bianchi, e mi ci è voluta la Simo per capire di cosa si trattasse. La Simo ha sentenziato: cocciniglia cotonosa. Poi, lei, che è sempre prudente, mi ha detto che avrei potuto tentare un salvataggio naturale usando alcol e cotton fioc... ma mentre lo diceva scuoteva la testa, osservando i rami ormai compromessi. Mi ha fatto scegliere tra il prodotto chimico e quello che io chiamo rapaggio a zero, che è una pratica che di solito funziona, ma che ti può anche far morire la pianta. Le ho scelte entrambe. O meglio, per la bougainvillea ho scelto il rapaggio, e quello che sarà sarà. Per le altre tre piante infettate (sì, perché nel frattempo l'infezione si era trasmessa al gelsomino e alle gerbere che ancora non sono fiorite) ho lasciato fare alla chimica. E sembra aver funzionato, perché oggi, sulle foglie e sui rami, c'erano tanti cadaverini secchi e stecchiti. Forse però dovrò anche intervenire manualmente pulendo le foglie una a una. Ben mi sta. La prossima volta non dormirò sugli allori (e nemmeno sui gelsomini...).

lunedì 25 giugno 2012

Il semino della Pimpa.

Quando ero bambina, da mia nonna leggevo sempre lo stesso numero del Corriere dei Piccoli. Ricordo una storia della Pimpa che insieme ad Armando seminava, e poi Armando diceva: «Adesso dobbiamo aspettare». Durante l'inverno ogni tanto andavano a controllare come stava il semino, che nel frattempo era nella terra, sommerso dalla neve. La neve, fredda, lo copriva e lo preservava. Mi piaceva molto l'idea della coperta di neve. Non ho mai pensato che potesse essere qualcosa di freddo, la stessa parola "coperta" mi suggeriva un'idea di caldo e protezione. Ecco, oggi voglio pensare che i miei semini, le mie B2 e B3 stanno bene lì dentro nel frigo colorato. Sono coperte. Stanno solo dormendo. E io devo solo aspettare.

martedì 5 giugno 2012

No kid. Quaranta ragioni per non avere figli.

Qualche anno fa, lui mi regalò questo libro. No kid. Quaranta ragioni per non avere figli di Corinne Maier (ed. Bompiani). Al principio la presi male, molto male, interpretando il titolo del libro come un messaggio subliminale da parte sua. Vuoi vedere, pensai, che in realtà non vuole avere figli e non sa come dirmelo? Poi lessi il libro. Non so se il libro ha avuto successo in Italia, ma è molto interessante. L'autrice (che tra l'altro di figli ne ha tre ma che ammette, ogni tanto, di pentirsene) illustra in quaranta punti, in maniera divertente e ironica (spesso auto-ironica), l'inferno di diventare genitori oggi. "La vita con i bambini è una vita banalizzata: vi alzate tutti i giorni alla stessa ora per accompagnarli all'asilo, dalla tata, o a scuola, quindi andate a lavorare, poi tornate a casa la sera, infine vi occupate del bagnetto, dei compiti, di far da mangiare e di mettere a letto i bambini. E tutti i giorni è la stessa cosa!". Mi è scappato da ridere più di una volta, leggendo questo libro. Primo, perché nell'inferno non ci sono ancora. Ci stanno gli altri, nell'inferno (e molte delle situazioni descritte nel libro, le ho viste vivere da amici e parenti). Secondo, perché non mi ha fatto passare affatto la voglia di avere dei figli. Ma almeno so a cosa vado incontro. Perché questo libro è, soprattutto, un'occasione per riflettere e un vademecum per i futuri genitori. Da tenere sul comodino. Da non dimenticare mai. In più di un punto ho pensato: "Non cadrò mai in questa trappola. Io no", sapendo che, invece, ci cadrò anch'io, probabilmente, ma almeno ne avrò consapevolezza e con consapevolezza forse potrò tirarmene fuori, rivendicare i miei spazi, essere mamma restando persona. So che finché non ci sarò dentro fino al collo, non mi renderò conto di cosa significhi passare delle notti in bianco, perdere un po' della libertà che ho, ma mi va di correre il rischio. Mi va, perché quello che Corinne Maier descrive si chiama "quotidianità" e c'è anche senza bambini; perché una routine non significa avere una vita banalizzata, dipende un po' dal lavoro che uno fa (il mio lavoro mi piace assai, e non ho intenzione di perderlo per un bambino). Quindi, ridiamoci sopra, e prendiamola con filosofia.

domenica 27 maggio 2012

Facelia.

Ecco. Dei semi del giardino delle farfalle è finalmente fiorito il primo fiore, la facelia, di cui fino ad oggi ignoravo l'esistenza. In verità  ho osservato a lungo le sue foglie pensando di strapparle, convinta fossero erbacce. E' andata avanti così per giorni, ogni volta che passavo lì davanti pensavo le strappo o no e poi non le strappavo mai (proprio io, che strapperei tutto, col mio desiderio di ordine...).  E poi oggi è fiorito questo magnifico fiore lilla pieno di lunghi pistilli, e ogni volta che fiorisce qualcosa mi si colora la giornata. Penso, ma allora la vita può nascere anche qui, e un po' mi commuovo. Be', diciamo due cose di questa facelia, o meglio phacelia tanacetifoglia. Informazioni recuperate in internet, perché nemmeno la Simo ha saputo dirmi qualcosa.
La facelia è una pianta nordamericana, molto conosciuta tra gli apicoltori perché è un'ottima pianta mellifera. Quindi, attenzione! Non attira le farfalle, bensì le api! Ma anche i bombi e altri insetti ai quali fornisce polline e nettare di elevatissima qualità. La Simo sostiene che mi sta venendo il pollice più verde del suo (vi giuro che questa è un'affermazione paradossale) perché di quei kit di semi a lei non è mai fiorito nulla. Ma io adesso sogno miele di facelia tutte le notti, anche se da queste parti non si è visto ancora svolazzare nessuno...

martedì 1 maggio 2012

Da domani

Da domani so che dovrò cominciare a pensarci seriamente. Che il periodo del riposo è finito. Che son passati sei mesi già, che devo guardare in faccia il futuro. Che dovrò mettermi a dieta, fare un po' di sport, andare a letto presto, lavorare un po' di meno. È strano, forse crudele, ma in questi mesi ho pensato pochissimo a loro. A quelli che la mia dottoressa chiama blastocisti. A quegli ammassi di cellule che potrebbero essere dei bambini, che forse lo saranno. Ho pensato pochissimo a tutto, ho cercato solo di occupare la testa con il lavoro. Perché anche adesso, che sto finalmente scrivendo su questo blog, anche adesso, che snocciolo una parola dietro l'altra sulla tastiera del mio iPad, sento riaprirsi una ferita, sento che fa male. Passerò i prossimi giorni a leccarmi le ferite. Poi tornerò a combattere.

domenica 15 aprile 2012

Seminando.

Non ho mai avuto il pollice verde. Nelle mie mani sono morte decine di piante, e pochissime sono sopravvissute. Se sopravvivono e fioriscono l'estate, di solito non superano l'inverno. Quest'inverno avevo comprato una piccola serra da tenere sul balcone, di quelle che hanno la struttura verde e il telo di plastica. Quando è venuto il freddo, ci ho infilato dentro diverse piante. Morte tutte. Nessuno mi aveva spiegato che la serra non ripara dal gelo e che le piante grasse dovrebbero stare in casa. E così, ogni anno mi ritrovo a dover ripopolare da zero (o quasi) la flora del mio grande balcone.

Comunque, da quando sono andata a vivere da sola sono passati dieci anni ormai, e qualcosa da allora è cambiato.
Quest'anno ad esempio, l'orchidea ha fatto già una decina di boccioli e sta fiorendo (l'anno scorso ne aveva fatti solo tre).
La mia amica Simo, che il pollice verde ce l'ha per davvero, dice che quando le piante cominciano a darti soddisfazioni, a fiorire e a rispondere alle tue cure, allora, proprio in quel momento potrebbe venirti il pollice verde. Ma quando, un giorno, all'improvviso, la piccola pianta grassa che tenevo in casa ha fatto un bel fiore giallo, io ho pensato piuttosto al miracolo o alla magia.

Così, oggi mi sono messa in testa che potrei fare di più. Ho trovato, in un angolo sul balcone, tra foglie secche e sacchetti di mais, una scatolina dimenticata, che mi avevano regalato tempo fa: Il giardino delle farfalle. Si tratta di quattro tipi di semi diversi, facelia, zinnia, cosmos bipinnatus e finocchietto selvatico. Pare si tratti di piante che attirano le farfalle. Li ho seminati tutti. Staremo a vedere. In questi giorni il sole non manca.